Andar per Borghi – Il mio processo
L’altra mattina, ennesima giornata da lupi, più assonnati del solito abbiamo fatto una gita a Borgo Valsugana in visita alla sezione distaccata del Tribunale di Trento, dove in un ambiente quasi ospitale e familiare abbiamo assistito al dibattimento di un processo che, quattro anni fa, nel 1998, avevamo immaginato tutto diverso.
Allora, dichiarando pubblicamente di non voler svolgere né il servizio militare né quello civile, insieme ad un grande senso di liberazione avevamo provato un qualche tremore all’idea di essere arrestati, condotti davanti alla legge e puniti in modo esemplare per la nostra insubordinazione ad una costrizione-coscrizione ormai percepita da molti come anacronistica nelle sue degenerazioni.
Certo ne è passata di acqua sotto i ponti del Brenta da allora… la leva obbligatoria è in procinto di essere sospesa, il vecchio capo alpino che ci dava degli ingrati è andato in pensione, associazioni ed enti dell’obiezione “convenzionata” si leccano le ferite dopo le proprie magagne giudiziarie e la perdita di manovalanza, il volontarismo-solidarismo catto-coatto sta fortunatamente prendendo strade e forme di vera libertà…
Le guerre del XXI secolo sono qui e non sanno che farsene degli eserciti di carne e popolo, le patrie nazionali sfumano in un’appartenenza più ampia e continentale, la sacra difesa del suolo italico da parte del maschio giovane e forte diventa spot televisivo perché qualcuno quello sporco lavoro lo deve pur fare.
La naja muore, e il servizio civile obbligatorio finalmente va in briciole lasciando spazio al privato sociale e al volontariato spontaneo senza alcuna discriminazione.
Anche la protesta ed il conflitto sociale sono evoluti, ora i nemici del sistema sono gli organizzati e variopinti no-global, noi obiettori totali siamo stati dilettanti in confronto.
Ma abbiamo vinto, avevamo ragione, abbiamo dato una spintarella alla Storia e piano piano saremo riabilitati, con buona pace degli scandalizzati benpensanti del secolo scorso.
Insomma a Borgo c’è stato da sorridere ad osservare la macchina burocratica della giustizia tentare di ricostruire eventi e situazioni per dare appigli ad una sentenza tecnica che, incredibile ma vero, non è scontata proprio perché l’alluvione ha portato via mucchi di sedimenti del passato.
Nell’agosto del 2001 la Presidenza del Consiglio dei Ministri (cui spetta la nuova gestione del servizio civile) ci informava infatti, senza che noi avessimo fatto alcuna richiesta in merito [e di requisiti ne avevamo accumulati], di averci dispensato dallo svolgere il servizio civile!!!
Più di un anno dopo veniamo chiamati a rispondere di un reato che, magia della giustizia asincrona, vede cancellati i suoi presupposti, senza che la pubblica accusa [se] ne sia informata.
Volevamo un processo politico e mediatico, invocavamo ghandianamente la mano pesante della giustizia penale sui noi stessi per poter cambiare le regole ingiuste, e ci arriva nella posta un licenziamento gratuito che sa della beffa (o di cartella pazza).
Quindi non sappiamo se avremo anche noi, come i nostri amici Pregl e Calliari, una condanna da esporre sul caminetto a certificazione di un pedigree libertario, ma quello che proprio non riusciamo a toglierci dalla mente è la scritta che sovrastava il professionalissimo magistrato che dirigeva il teatrino l’altra mattina: “La legge è uguale per tutti”.
:DTM. aka Daniele Gubert