Assemblea CARUR, che delusione
Esco con l’amaro in bocca dall’Assemblea generale dei soci della Cassa Rurale Valli di Primiero e Vanoi. Non tanto per la mancata elezione nel CDA, visto che la mia travagliata e tardiva candidatura era nata come servizio alla democrazia – i “partiti unici” non mi sono mai piaciuti – e apporto di idee altrimenti non rappresentate, bensì per come è stata gestito e vissuto un momento tanto importante della vita comunitaria locale.
Passi l’assemblea straordinaria con la presenza del notaio, un dibattito disciplinato ma viziato da imbarazzanti problemi tecnici di comunicazione tra le due sedi, riforme ottriate allo statuto il cui testo blindatissimo è stato fornito solo seduta stante.
Ma degenerazione della successiva assemblea ordinaria… governata più dagli ululati del pubblico che dal presidente, autocelebrazione a manetta, modifiche regolamentari “prendere o lasciare” lette come cantilene rap, votazioni plebiscitarie per sfinimento e mugugni da stadio per chi osava rubare tempo prezioso allo gnam finale sotto il tendone (buonissimo, grazie Nu.Vol.A.!). Una procedura elettorale usata ad arte per favorire gli uscenti o i favoriti, lo svilimento totale del confronto tra candidati su uno straccio di idea o strategia, l’azzeramento dei tempi dedicati alle istanze dei soci (leggi Varie ed eventuali).
E tutti i temi che scottano mantenuti sottotraccia… l’aumento delle commissioni nette al 26%, il pericolosissimo credito verso la società a prevalente partecipazione pubblica nei trasporti a fune, il tema del rinnovamento ai vertici della cooperazione trentina, il ritardo tecnologico nella dematerializzazione degli atti transazionali (il denaro elettronico produce chissà perché una montagna di carta).
A mio avviso la Cassa Rurale, quasi monopolista del mercato locale del credito, ha oggi di fronte questa sfida: passare da banca “differente” (e questa differenza sotto molti aspetti è tutta da dimostrare) ad agenzia per lo sviluppo locale, soggetto attivo di promozione dell’auto-imprenditorialità e delle strategie di contrasto alla crisi economica in atto. Se è forte la convinzione che, passata questa congiuntura, nulla sarà più come prima… allora non ha senso dedicare tutte le risorse al tentativo di “aggiustare” i giocattoli rotti, bisogna investire in ricerca ed innovazione per preparare – con consulenza, formazione, creazione di reti d’impresa – il tessuto socio-economico locale alle partite di domani.
Ho provato a “buttare lì” questi concetti, ma il tempo era scaduto, la gente arcistufa di parole e le schede già votate prima del via ufficiale alle operazioni.
Mi ero proprio illuso che questi eventi assembleari, che vedono la partecipazione di oltre mille persone, potessero rappresentare quel sano esercizio di democrazia diretta che tanto manca nei nostri territori, un confronto a viso aperto sulle emergenze e sulle opportunità che abbiamo innanzi. Mio malgrado devo dare ragione al direttore generale di ACSM Spa, che in altra sede ed altro contesto criticava la mia visione favorevole ad una municipalizzata ad azionariato diffuso definendo questa tipologia aziendale come quella “a minor tasso di democrazia”, perché l’assemblea dei soci si riduce in farsa.
Guardo il buono spesa da 20 Euro da obliterare presso il Caseificio Sociale… e subito mi vedo in una vignetta di Altan, con un pezzo di formaggio in bocca ed un ombrello nel didietro.
Daniele Gubert