Della politica al servizio dei cittadini
Non so a voi, ma a me viene l’orticaria a sentire di questi tempi le frasi fatte di certi politici o aspiranti tali che si mettono “a disposizione della comunità per servirla e onorarla”, quasi fossero ancelle e lacchè di una collettività compassionevole e bisognosa della loro assistenza.
Avendo fatto la vita sotto tutte le stagioni, queste pluridecorate servette hanno ormai abbandonato ogni straccio di ideale, di progetto, di visione, per diventare un centro multiservizi sempre aperto ad ogni portatore sano [di voti], e a furia di “prestazioni particolari” [perché è questo che chiedono alla politica le persone normali, le quali raramente vedono oltre la propria soddisfazione personale], finiscono per identificare “la comunità” con il proprio parco clienti.
Accade [shit happens] che la politica si trasformi in una collezione di marchette… una per la concessione edilizia, una per la raccomandazione, una per la deroga, una per l’appaltino…], e quando tutti hanno goduto l’album è completo e la rielezione assicurata.
Accade che le attricette usino gli enti e le istituzioni che la collettività loro ha affidato come sassi per attraversare il torrente, come basi per il balzo successivo, sulla pietra più grande, verso la meta dei 10 chili di euro [al mese], noncuranti dei disastri che si lasciano alle spalle, desiderose di servire, servire, servire sempre di più.
Una legislatura e poi a casa… questa l’unica soluzione che mi viene in mente perché le nostre non comincino a prenderci eccessivamente gusto.
Ma è rimasto qualcuno che si candidi per servire l’intelligenza, l’onestà, la libertà, l’equità, la bellezza, la solidarietà, il progresso morale e materiale, una idealità positiva, senza nulla da perdere e altrettanto da avere?
Qualcuno che abbia un’idea dotata di sesso [non ermafrodita come quelle che sento in giro], un progetto vero per il futuro del Trentino [e non solo di un quartiere o di una valle] che abbia il coraggio di cercare il consenso anziché esserne discendente diretto?
Louise Michel, durante il viaggio in cui fu portata come prigioniera in Nuova Caledonia, ebbe modo di riflettere su quella formidabile esperienza vissuta: il passaggio in pochi mesi di tre forme di potere differenti: monarchia, repubblica, stato proletario.
E scrisse: “…Dato che paragonavo continuamente le cose, gli avvenimenti e le persone e perché ho visto i nostri compagni all’opera, sono arrivata ben presto alla conclusione che addirittura gli onesti, una volta al potere, sono tanto incompetenti quanto i bricconi dannosi e vedevo l’impossibilità che mai la libertà potesse associarsi con un potere, di qualsiasi natura esso fosse stato. Sentivo che una rivoluzione che avesse preso una forma governativa qualsiasi, non sarebbe stata che un’apparenza ingannevole”.
E terminava il suo pensiero dicendo: “…Il potere è maledetto, ecco perché, io sono anarchica…”.
:DTM. aka Daniele Gubert