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    Il Parco okkupato

    di il 11/06/2001 in Parco Naturale con Nessun commento

    Gli amministratori primierotti [e i cugini di là dal Rolle] hanno finalmente messo a segno il colpo che armavano da tempo: usare il Parco Paneveggio Pale di San Martino per farsi gli affaracci loro. Il Comitato, ormai posseduto dal demone impiantista-sviluppista-etnicista, ha approvato a maggioranza la mozione con la quale si dà un pizzicotto alla Giunta Provinciale perché allarghi un poco le aree sciabili e alla Giunta del Parco perché seghi una fettina di riserva integrale [val Boneta – Colbricon] per farci passare il collegamento funiviario San Martino-Passo Rolle.

    Che c’è di strano, visto che il territorio è dei Comuni, che i comuni sono dei Censiti, e che il Parco Naturale altro non è che sovrastruttura creata a vantaggio della “fauna stanziale” [come ama chiamarla l’ideologo Cazzetta], ovvero una delle migliori “cash cow” valligiane? Due sono a nostro avviso le stranezze: che i Comuni siano azionisti delle società impiantistiche economicamente interessate e che gli stessi istighino il figlio Caino al fratricidio senza avere la necessaria capacità di intendere e di volere.

    L’imperatore è nudo e lo sanno tutti: le S.p.A. sono indebitate, hanno scommesso sull’ammodernamento ma la gente non è venuta qui a sciare. Se vogliono che l’ente pubblico, le banche e gli azionisti diffusi intervengano in loro sostegno, devono rilanciare: ingrandire ancora il “sistema”, scommettere sul milione di passaggi.

    Si lapidi Abele, si castri il Parco, ma bisogna fare presto, gli interessi passivi montano: se l’affare va in porto, si bekkano i miliardi della PAT [di nascosto dall’UE], e si ritorna vincitori ad inseguire la chimera del benessere delle popolazioni locali. Chi non ci crede è immobilista, rema contro, “ci vuole portare indietro”.

    Tutto questo accade in assoluta assenza di un progetto di sviluppo integrato per le vallate, di istituzioni super partes, di management turistico qualificato, di una visione per il futuro.

    Si gioca d’azzardo sulla crescita, cercando di emulare con decenni di ritardo altri caroselli che ancora tirano, senza sapere chi sarà lo sciatore di domani, se davvero il collegamento farà da moltiplicatore, se nevicherà sulle Alpi. Più turisti, col modello attuale, vuol dire più alberghi, più strade, più energia, più acqua, più investimenti, più rifiuti, più servizi, più immigrazione professionale, più carico antropico… di tutto di più. Ma il presidente Dellai, nei suoi comizi pre-elettorali, ha promesso solo i soldi per gli impianti… e per il resto?

    Quali sono i “vantaggi per tutti” dal consolidarsi della monocoltura turistica? Quale progresso sociale e culturale si accompagna ad uno sviluppo senza regole e senza limiti?

    È proprio il senso del limite che fa difetto al nostro tempo: le nostre conoscenze e capacità di sfruttamento delle risorse naturali sono cresciute più velocemente della nostra intelligenza nel governarle. Ed è proprio l’intelligenza che fa difetto alla nostra gente: come si fa a voler ubriacare anche l’amante, dopo la moglie, e tenere la botte piena?

    Non è meglio una moglie sobria e una riserva di qualità?

    :DTM. aka Daniele Gubert

    Sull'autore

    Sull'autore: Visionario irrequieto, spacciatore di tecnologie, ideatore di sinapsi. Sregolatamente rigoroso, kurioso, creativo eclettico indolente brillante-a-tratti. Indulgente indocile, rompicojoni deluxe, disincantato solo se necessario. Politico da strapazzo perché incapace di menzogna. [1972 - ] .

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