Replica a Simoni su manifestazione a Transacqua
Il Sindaco di Transacqua al terzo ed ultimo mandato Marino Simoni si scaglia (L’Adige di domenica) con la consueta alterigia contro i manifestanti che venerdì 23 settembre hanno sfilato pacificamente per le vie del paese per significare la propria disapprovazione verso il mastodontico intervento speculativo concesso alla Cooperazione all’ingresso dell’Alto Primiero ed auspicare una diversa e condivisa attenzione per il territorio ed il paesaggio nelle future pianificazioni di Comunità.
Lamenta la presunta inconsistenza numerica dei partecipanti (che comunque erano molti di più di quelli incravattati che egli ha potuto intrattenere a porte chiuse nella giornata dei Comuni e delle Comunità), si sciocca per l’adesione di pezzi della sua stessa maggioranza politica in Comunità (meno male che a qualcheduno è rimasta dignità e indipendenza di pensiero), accusa di “movimentismo becero” chi osa esternare sentimenti diversi da quelli del suo clan.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione (Art. 21 della Costituzione). È bizzarro che Simoni dichiari di “non capire questo modo di interpretare la democrazia”, ma forse anche no, vista la sua evidente predilezione per il “cesarismo becero”.
Sono proprio tempi da fine impero… le bassezze, gli sperperi, le prepotenze della politica romana hanno contagiato anche i nostri valenti imitatori di provincia, a cui basta una medaglia sulla pancia per denigrare e abolire il pensiero critico e le richieste di partecipazione.
Non posso dimenticare quando nel 2004, al termine dello spoglio elettorale che condannava la fusione tra i Comuni di Siror, Tonadico e Sagron Mis, il nostro Simoni ebbe a redarguire il sindaco di Siror affermando: “queste operazioni si devono portare a casa con ogni mezzo, a costo di recarsi al Bancomat ed estrarre banconote per comprare ogni voto mancante”.
Qui a Primiero stiamo pagando un prezzo altissimo, in termini di sottosviluppo morale e culturale, di speculazioni e compromissione del territorio, per favorire ancora una volta le carriere politiche trentennali di quei due o tre intoccabili.
Qualcuno dovrà pur mettere un giorno tutto quanto sulla bilancia e dirci se ne è valsa la pena.
Daniele Gubert